Noel Riley Fitch, La libraia di Joyce.
                  Sylvia Beach e la generazione perduta, Milano, il Saggiatore,
                  2004 
                Accade
                    a volte, per un caso o forse per un imperscrutabile destino,
                    che le menti migliori di un’epoca si concentrino in un unico luogo, facendolo
                  diventare così  il centro del mondo. Negli anni venti
                  e trenta del Novecento questo luogo fu Parigi, “il posto
                  migliore dove essere giovani”, la città ideale
                  per “vivere da geni”. Qui si ritrovarono Hemingway
                  e Fitzgerald, Pound e Eliot, Faulkner e Auden, Apollinaire,
                  Breton, Gide, Gertrude Stein, Beckett, Benjamin e Valéry.
                  E più tardi Sartre, Simone de Beauvoir, Lacan e lui,
                  James, Joyce, alla ricerca di un editore per il monumentale
                  romanzo che stava terminando. Il loro punto d’incontro
                  era una piccola libreria in rue de l’Odéon, Shakespeare
                  and Company, fondata da una giovane americana approdata alla
                  Ville Lumière nel 1916, appassionata di letteratura
                  e tenace sostenitrice di nuovi talenti: Sylvia Beach. 
                  Fu lei a intuire con lungimiranza il genio di Joyce e a pubblicarne
                  l’opera capitale, l’Ulisse, che molti
                  illustri editori avevano in precedenza bollato come “incomprensibile” e “oscena”.
                  Ma Sylvia fu per Joyce molto più che una semplice editrice:
                  a lui consacrò  i dieci anni migliori della sua vita,
                  incoraggiandolo, finanziandolo e promuovendolo presso il pubblico
                  e la critica. 
                  Questa vicenda di dedizione assoluta rivive nel libro di Noel
                  Riley Fitch, nelle cui pagine ritroviamo alcuni dei maggiori
                  scrittori del secolo scorso, colti - per così dire -
                  in presa diretta, sempre in bilico tra il sacro fuoco dell’arte
                  e le traversie del quotidiano, ma fieramente uniti dal senso
                  di appartenenza a una comunità di eletti destinata a
                  ricevere l’ammirazione dei posteri. Su tutti loro domina
                  la figura di Sylvia, socialista, libertaria e femminista, che
                  insieme alla sua compagna Adrienne Monnier costituì per
                  gli autori della “generazione perduta” il ponte
                  fra Europa e America - fra due culture, due mentalità,
                  due lingue, due letterature - sempre guidata dall’amore
                  per i libri e dalla convinzione che la cosa più bella
                  fosse condividere questo amore con gli altri. 
                Noel
                    Riley Fitch insegna scrittura creativa alla University of
                    Southern California e all’American
                  University di Parigi. Ha pubblicato vari volumi sulla vita
                  letteraria parigina nella prima metà del Novecento (Walks
                  in Hemingway’s Paris, Literary Cafés
                  of Paris).  
                (dalla seconda e terza di copertina) 
                
                Di
                      norma, l’editore
                    di un grande libro non diventa famoso, ma Sylvia Beach fu
                    un’eccezione. Venne rapidamente sommersa da un’infinità di
                    richieste e avrebbe senz’altro potuto fondare una propria
                    casa editrice. Ma preferì rimanere un punto di riferimento
                    per gli scrittori che per ventidue anni si incontrarono nella
                    sua libreria per prendere un tè, ascoltare i suoi
                    consigli e sentire il suono della loro lingua madre”  
                (dalla quarta di copertina) 
                 Il
                      filo conduttore di questo libro è la storia dell’amore di Sylvia
                    B. per la sua libreria, ma la Fitch ricorda subito che gli
                    amori sono stati sicuramente tre, Adrienne Monnier, James
                    Joyce e Shakespeare and Company. Sta a noi allora, mentre
                    leggiamo con uno sguardo ormai lontano, mettere nel giusto
                    ordine questi tre amori e scoprire, anche attraverso le parole
                    della Fitch, che un ordine c'è, e Joyce viene per
                    ultimo, nel senso che senza gli altri due questo amore non
                    avrebbe avuto vita possibile. 
                  All’inizio di tutto c'è  un incontro, c'è una
                  coppia di giovani donne, un'americana e una francese, che si
                  affacciano sul secolo forti di due famiglie particolari, libere
                  e generose, anche economicamente, tanto da permettere loro
                  di seguire i propri desideri, personali e professionali, senza
                  pregiudizi. Adrienne M. apre la sua libreria (con l'amica Suzanne
                  Bonnierre}, a ventitre anni, nel novembre del 1915, in piena
                  guerra […] Sylvia B., nel 1916 al suo quarto viaggio
                  a Parigi, finirà per stabilirvisi definitivamente […]
                  Quando si incontrano per la prima volta, quindi, Adrienne e
                  Sylvia hanno molto in comune e grandi differenze, una fortissima
                  passione, la lettura, e l’altrettanto forte convinzione
                  che la cosa più  bella sia condividere questa passione
                  con altri. Le librerie diventeranno per questo luoghi magici
                  di incontro, passaggio, scoperte, conversazioni, creazione
                  di intense relazioni […]. 
                  Il secondo comune amore, per la letteratura, i buoni libri
                  e la lettura, fa si che nate come librerie le due botteghe
                  di vendita diventano subito anche biblioteche di prestito,
                  per non negare a chi passa e sbircia squattrinato la vetrina
                  la possibilità di un piacere che è  fonte di
                  gioia e di crescita civile.(da: Il
                  segreto di Sylvia di Liliana Rampello, pp. 11-2) 
                  
                “I miei amori erano Adrienne
                  Monnier, James Joyce e Shakespeare and Company ” afferma
                  Sylvia Beach. Questo libro è il racconto di questi tre
                  amori.  
                  Il primo è la storia dell’amore tra due donne
                  i cui dettagli erano e restano poco conosciuti. La storia inizia
                  a Parigi in un freddo e ventoso pomeriggio di marzo del 1917.
                  Una giovane americana molto timida, di nome Sylvia Beach, esita
                  ad attraversare la soglia di una libreria e biblioteca circolante
                  della Rive Gauche. La proprietaria, una giovane scrittrice
                  ed editrice francese, molto sicura di sé, Adrienne Monnier,
                  si alza dal suo tavolo e fa accomodare la visitatrice, accogliendola
                  con calore e cordialità. Le due donne parlano per tutto
                  il pomeriggio, dichiarando ognuna l’amore per la lingua
                  e la letteratura dell’altra. […] 
                  La seconda storia è  quella dell’amore di una
                  donna per il genio di un uomo. Come la prima, ebbe inizio a
                  Parigi, ma in un caldo pomeriggio di tre anni dopo. A una festa
                  Sylvia Beach scorse l’autore di Ritratto dell’artista da
                  giovane seduto in un angolo tra due scaffali pieni di
                  libri. Si avvicinò timidamente e chiese: «Il grande
                  James Joyce?». «James Joyce» rispose lui.
                  Si strinsero la mano, o meglio, come racconta Sylvia: “Depose
                  la sua, molle e come priva di ossa, sul palmo della mia piccola
                  zampa, robusta e perentoria; non so se questo si possa chiamare ‘stringersi
                  la mano’”. Con questo semplice scambio di battute,
                  Sylvia Beach, dal 1919 proprietaria della libreria e biblioteca
                  Shakespeare and Company, incontrò il suo idolo letterario.
                  (da: Introduzione, pp. 17-8). 
                Collegamenti 
                http://www.tesionline.it/ 
                  http://www.girodivite.it/ 
                  http://www.sagarana.it/
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