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Percorsi bibliografici | Giuseppe Mazzini | A Napoli


Il breve soggiorno napoletano di Mazzini è attraversato da un’intensa attività pubblicistica che trova la sua espressione privilegiata in giornali ed opuscoli di propaganda


“La Patria è una Missione, un Dovere comune. Or come mai potete sperare di conquistarvi la Patria, se chiamate altri a compiere quella Missione, ad eseguire quel Dovere? La Patria è quella linea del disegno di Dio ch’Egli commise a voi perché la svolgiate e la traduciate in fatti visibili. Come dunque potete meritare la Patria, invocando altri a svolgere quella parte di disegno per voi?”

“Voi avete tutti un gran debito verso il popolo, perché il popolo ha bisogno che gli si assicuri con più equa retribuzione al lavoro il pane del corpo e con una educazione nazionale il pane dell’anima […]. Ma parlate al popolo di libertà e fate non ch’ei la veda scritta su brani di pergamena, ma la senta nella vità d’ogni
giorno e d’ogni ora; ditegli amore e mescolatevi eguali ed amorevoli fra le sue turbe; ditegli
fede e mostrategli che l’avete in esso; ditegli progresso e decretate in nome e a spese della Nazione l’Educazione dei suoi figli; ditegli proprietà e fate che scenda ad esso la proprietà dal lavoro; ditegli verità e non gli date mai ipocrisie, menzogne o reticenze gesuitiche; ditegli Patria e mostrategliela non a spicchi e frammenti, ma Una e vasta e potente; ditegli azione e ponetevi a guida delle sue moltitudini col sorriso della vittoria sul volto e presti a combattere, per ottenerla, con esse: siategli apostoli, capi, fratelli; e voi trarrete dal popolo miracoli di virtù e di potenza”

Ai Giovani d’Italia, parole di Giuseppe Mazzini, Napoli, s.e., 1860, pp. 14, 41-42

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“Né Apostati, né Ribelli. Noi serbando fede al nostro ideale, ci serberemo il diritto di non apporre il nome nostro in calce d’Inni monarchici; di non dire oggi ai nostri concittadini: vogliamo che siate Regii e non altro; di esprimere pacificamente, conquistata l’Unità della Patria, davanti al Paese le nostre credenze; d’astenerci dagli ufficii che altri si contenderanno; di ripigliare alcuni tra noi la via dell’esiglio. Oggi chiediamo di essere ammessi […] a lavorare noi pure per l’Unità, a combattere qualunque straniero o Italiano la avversi, lasciando al popolo ogni decisione su la forma che deve incarnarla […]. Chiediamo libertà per dire che tra il programma di Cavour e quello di Garibaldi, scegliamo il secondo ché senza Roma e Venezia non v’è Italia […]

G. Mazzini, Né apostati né ribelli, “L’Iride”, a. V, n. 5, 24-25 settembre 1860.

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“Il programma di Garibaldi corrisponde alle necessità morali e politiche, ai bisogni d’onore, ai fati futuri della nostra terra […] Il Giornale Il Popolo d’Italia, svolgerà, secondato da pubblicazioni popolari […]le parti di quel Programma.
Il Giornale è l’organo dell’Associazione Unitaria Italiana. Uno è lo spirito che li anima. Noi promuoveremo dunque, oltre il primo del quale parlammo finora
[la liberazione dell’Italia], i due altri fini dell’associazione; raccogliere ed esprimere via via i bisogni, i voti, le aspirazioni di Napoli e delle provincie per ciò che concerne i miglioramenti da darsi al viver civile, all’esistenza politica dei cittadini: iniziare e dirigere l’educazione popolare cancellata interamente sotto i lunghi anni del governo borbonico”

G. Mazzini, Programma, “Il Popolo d’Italia”, a. I, n. 1, 18 ottobre 1860

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