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Percorsi bibliografici | Un libro al mese
Un libro al meseGuido Morselli
Percorsi bibliografici

La felicità non è un lusso
di Fulvio Tuccillo

Guido Morselli, La felicità non è un lusso (Adelphi)La felicità non è un lusso è il titolo del volumetto che raccoglie saggi ed articoli scritti da Guido Morselli negli anni che vanno dal 1937 al 1971 (compreso uno che dà il nome all'intera raccolta), tutti lavori rimasti in parte inediti oppure editi per lo più su riviste di non grande risonanza. Morselli fu un notevole saggista, pur se l'indifferenza della cultura ufficiale fu probabilmente nociva anche per lo sviluppo di questo settore della sua attività. Si potrebbe anche definire questa indifferenza colpevole o scandalosa, ma l'aggettivo forse più esatto ed impietoso (per chi ne fu colpevole) è «distratta».
Ma - potremmo chiederci subito - in cosa consisteva la felicità per l'uomo e lo scrittore Morselli? Pur se ovviamente è impossibile rispondere a questa domanda in modo esaustivo, una risposta ci può venire proprio dalla lettura di molte sue pagine: sorprendentemente ci troveremo di fronte ad un autore lucido, ironico, dotato di una vena non indifferente di humour, a volte perfino un po' sensuale, sempre acuto ed intelligente, elegante ed allo stesso tempo essenziale nello stile, attento ad aspetti della realtà, problemi, situazioni quanto mai attuali. Insomma un autore lontano da quelle mitografie tardoromantiche e decadenti che il tragico epilogo della sua esistenza (morì suicida il 31 luglio del 1973, per chi non lo ricordasse) sembrerebbe evocare. Sicuramente Morselli era felice quando scriveva e, per lui, come per tutti gli scrittori dotati di autentica vocazione, ciò che contava non era tanto il successo, la notorietà, quanto comunicare con l'altro che è oltre la pagina, essere letto. Quindi la cortina di silenzio che avvolse la sua opera, fin quando Morselli fu in vita, equivaleva quasi ad una condanna esistenziale, era qualcosa che lo feriva nella sua natura più profonda: per Morselli infatti il segreto della felicità sta nel vivere la «nostra vita», nel vivere «in armonia con la nostra indole», realizzando quella parte di bene che la natura ci ha consentito. Molti dei saggi raccolti in quest'opera ci confermano del resto la grande ampiezza degli orizzonti culturali dello scrittore ed il suo perenne travaglio interiore ed intellettuale, che poi si traduce in una totale disponibilità ad ascoltare il mondo circostante, a scrutarne i problemi, a rappresentarli con fervida fantasia. Infatti, anche quando sembra chiuso nel suo dilemmatico universo interiore, anche quando discute problemi squisitamente filosofici con apparente distacco logico e formale (come accade ne La felicità non è un lusso), Morselli alla fine si mette in gioco integralmente.
Guido Morselli sul terrazzo della villa di via Limido (metà anni Trenta)Pertanto, pure tra questi saggi, ritroviamo delle piccole perle. Fra queste, il ritratto della vecchia Francoforte, una città ove aleggia l'ombra di Goethe, tutta raccolta intorno alla piazzetta del Römer, il suo vero centro, non certo per l'imponenza ma per la sua «lirica, sentimentale grazia». E poi quella splendida e presaga «profezia sulla Russia», ove egli ricorda il profondo «senso della patria» che ha sempre animato i grandi scrittori russi, ed allo stesso tempo quel quasi ineluttabile destino di separazione dall'Europa, che incombeva come un pericolo non solo sulla Russia, ma sulla civiltà stessa. Ed ancora quei sorprendenti Appunti sul marxismo, pubblicati nel 1949, ove egli lamenta la sostanziale ignoranza del problema e lo affronta poi, in tempo di guerra fredda, con grande acume ed originalità, ricordando che Marx era «uno studioso del Vico» e poi che la lettura di alcune sue pagine può smentire subito l'idea dell'assoluto e meccanico economicismo delle sue teorie, lasciando intravedere invece tutta la sua vivace umanità; contemporaneamente Morselli individua nel «radicale antropocentrismo», nel «soggettivismo tipico del pensiero ottocentesco e romantico» la lontana origine di certo dogmatismo che dalle teorie di Marx discendeva. E forse possono bastare anche solo questi brevissimi accenni a confermarci che Morselli è stato uno dei pochi scrittori italiani di statura e vocazione veramente europee, rivelandoci tutto il fascino dei problematico «illuminismo» di un autore, che per il privilegio dell'intelligenza ben figura nella nostra Pléiade novecentesca, accanto a scrittori come Gadda, Levi, Sciascia.

Fulvio Tuccillo

Le foto sono tratte da:
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Apri la pagina collegata http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/societamenti/archives/001762.html
(marzo 2004)


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© Biblioteca Nazionale di Napoli (marzo 2004)
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