|   Sivia 
                  Marzano, Lévinas, Jaspers e il pensiero della differenza. 
                  Confronti con Derrida, Vattimo, Lyotard, Torino, Silvio 
                  Zamorani, 1998. 
                 
                  Argomento del volume: ricerca di una nuova razionalità, rapporto 
                  tra due tradizioni - escatologica biblica e Occidentale -, problema 
                  della fine della filosofia o, in Lévinas, di un nuovo modo di 
                  intendere l’essere umano. Posta in gioco: anzitutto la domanda 
                  “è possibile significare Dio altrimenti che con un tema?”. 
                  Dio, secondo 
                  Lévinas, significa in modo inverosimile nell’immediatezza 
                  dell’uno-per-l’altro della prossimità etica. Di qui il confronto 
                  con Jaspers riguardando la “rottura dell’immanenza”, traccia, 
                  uno e molti, soggettività (parte prima e seconda). Problema 
                  di una manque e del divorzio tra la parola e il pensiero”, contaminazione 
                  o riduzione caratterizzano il dialogo tra Lévinas e Deridda, 
                  che nel saggio più recente, Adieu, evidenzia l’ospitalità 
                  e il rapporto tra etica e diritto.Vattimo discute dal punto 
                  di vista della costitutiva temporialità dell’essere il “passato 
                  mai stato presente” e il rischio di una struttura in Lévinas 
                  e in Derrida; l’”indebolimento” dell’essere, cioè gli esiti 
                  nihilistici di Heidegger son pensabili solo nella provenienza 
                  dall’evento kenotico dell’Incarnazione, e quindi di come secolarizzazione. 
                  Lyotard analizza il dissidio tra denotativo e prescrittivo, 
                  ponendo la logica di Lévinas in confronto con Kant, con la passibilità 
                  e l’accadere. 
                  Filo conduttore della 
                  ricerca, che si conclude con alcuni scritti su Jaspers in parte 
                  già editi, è il Kantismo, specificamente il tema del limite 
                  e la “dualità” secondo Schelling scoperta da Kant nella ragion 
                  pratica - cioè la linea “ebraica” che culmina nel sublime nelle 
                  diverse interpretazioni dei suoi sviluppi shellinghiani, e insieme 
                  lo scarto semantico dell’ebraismo. In discussione con il senso 
                  post-heideggeriano dell’evento, con l’appartenenza a una storia 
                  dell’essere e con le altre accezioni di “fine della metafisica” 
                  e di messianesimo. 
                Silvia 
                  Marzano, allieva di Luigi Pareyson, docente associata presso 
                  l'Università di Torino fino al 1996. Ha scritto saggi 
                  su Jaspers, Pareyson, Ricoeur. Studia gli sviluppi del sublime 
                  di Kant e, in senso critico, il rapporto tra mistica e parola. 
                (quarta 
                  di copertina) 
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