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                 Giovanna 
                  Nigi, Chi muta, Dio l’aiuta, Napoli, Guida, 2003 
                Mi 
                  ha colpito il suo modo pacato, insieme veloce e attento, di 
                  dire le cose, di tessere l'ordito del racconto - persone, volti, 
                  sfondi, oggetti. E mi ha colpito la semplicità di una 
                  lingua che può essere posseduta soltanto da chi parla 
                  non già per ascoltare se stesso; di chi parla e ha un 
                  solo obiettivo davanti a sé: prendere l'ascoltatore per 
                  mano e trascinarselo dietro in quel labirinto di sensazioni, 
                  accadimenti, emozioni, attese, sentimenti che è un racconto. 
                  Un racconto che si rispetti ... 
                  … Si tratta di una vicenda complessa che intreccia le vita di 
                  due donne vissute in secoli diversi: alla fine dell’800 e alla 
                  fine del 900. 
                  Nulla in realtà accomuna queste due esistenze, e tuttavia 
                  un filo corre dall’una all’altra: in forma di suggestione, angoscia, 
                  bisogno di identificazione, forse follia. Pensarsi un altro 
                  è un tema che inquieta la letteratura, non meno della 
                  psichiatria, da tempo immemorabile. 
                  I personaggi intorno ai quali ruota il meccanismo narrativo 
                  della Nigi sono in realtà tre: Mitina, giovane donna 
                  divorata da una malattia inguaribile, la sua governante Felicetta 
                  e infine Angelina Bartolomasi, vissuta all’incirca un secolo 
                  prima. (da: Prefazione, di Ermanno Rea) 
                Giovanna 
                  Nigi è eugubina e tale si sente, nonostante lavori come 
                  giomalista a Roma, dove vive da quando era bambina. Ha collaborato 
                  con riviste e quotidiani, fra cui Il Corriere della Sera, il 
                  "Venerdì" di Repubblica, Metro, Sandokan. 
                  Angelina Bartolomasi l'ha conosciuta in fotografia nel corso 
                  della preparazione di un testo scritto per la trasmissione "Notturno 
                  italiano" della Rai, con la quale ha collaborato per qualche 
                  anno [Giovanna Nigi trova la foto di Angelina nel libro “Partono 
                  i bastimenti” a cura di Paolo Cresci e Luciano Guidobaldi, 
                  ed è l’immagine di una donna emigrata in Brasile, una 
                  storia infelice e questa immagine ispira il suo personaggio]. 
                  Mitina, invece, è stata l'incontro di una notte di Natale, 
                  in un treno verso il Sud. Sud che frequenta abitualmente e per 
                  lunghi periodi, da quando ha conosciuto le isole di Filicudi 
                  e Alicudi. Nel 1997 ha pubblicato con Giulia Macrì Lette 
                  e mangiate, ricette di grandi scrittori. 
                (dalla
                  quarta di copertina)  
                
                  
                
                  
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                  regionale dell'emigrazione - Gualdo Tadino 
               
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