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                 Malika 
                  Oufkir, Michèle Fitoussi, La prigioniera. Dal 
                  palazzo reale alle carceri marocchine, traduzione di Elena 
                  Dal Pra, Milano, Mondadori, 1999 
                 
                  Il destino di Malika Oufkir, figlia di uno degli uomini più 
                  influenti e di una delle donne più affascinanti del Marocco, 
                  è la reclusione. A cinque anni, adottata dal re come 
                  compagna di giochi della principessa, viene strappata dalla 
                  famiglia e rinchiusa nella gabbia dorata dell’harem di corte, 
                  tra feste, lusso, viaggi esotici. Una vita finta, passata a 
                  rimpiangere le braccia della madre e il mondo che pulsa fuori. 
                  Un giorno Malika lascia il Palazzo e conosce, anche se per un 
                  attimo, l’ebbrezza della felicità. 
                  Poi il 16 agosto 1972, il tentativo di colpo di stato. Suo padre, 
                  che era stato coinvolto nell’attentato al sovrano, muore giustiziato. 
                  Malika, insieme con i fratelli e la madre, viene rinchiusa per 
                  vent’anni nelle carceri marocchine: il destino si ripete. Questa 
                  volta la prigione non è un palazzo, ma una cella sordida, 
                  niente servitù, niente agi, niente di niente. Nemmeno 
                  il cibo. Con il passare dei mesi, alla fame si aggiungono il 
                  freddo o il caldo torrido, i ratti, gli insetti, le malattie. 
                  Ogni giorno Malika inventa un motivo per regalare ai suoi compagni 
                  di prigionia un sorriso, una speranza. Ma ogni, notte, quando 
                  il buio la protegge, piange in silenzio. Per la vita che scivola 
                  via, per il suo corpo che sfiorisce senza aver conosciuto l’emozione 
                  di una carezza, per l’infanzia mutilata dei fratelli. E quando 
                  un tunnel scavato a mani nude riporta tutti alla luce, sembra 
                  troppo tardi per cominciare a vivere. Bisogna imparare tutto 
                  di nuovo: a ridere, mangiare, viaggiare, amare. A parlare di 
                  quello che è successo. 
                  Questo libro, nella storia di Malika, rappresenta il ritorno 
                  alla vita: Michèle Fitoussi ha riportato sulla pagina 
                  le sue parole intense, l’incrinarsi della sua voce, e il tono 
                  fiero di chi è sopravvissuto all’inferno e non teme più 
                  nulla. 
                  
                
                Malika 
                  Oufkir, nata nel 1953 in Marocco, è figlia del generale 
                  che nel 1972 morì giustiziato per aver partecipato all’attentato 
                  a re Hassan II. La sua tragica storia è raccontata in 
                  questo libro. 
                Michèle Fitoussi 
                  è una nota giornalista francese, autrice di tre libri 
                  di successo.  
                (seconda 
                  e terza di copertina) 
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