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                 Giuliana 
                  Sgrena, Alla scuola dei taleban, Roma, manifestolibri, 
                  2002 
                Il 
                  talebanismo non è finito con la caduta di Kabul. Questo 
                  libro indaga il diffondersi di una moderna ideologia oscurantista, 
                  che volge in negazione delle libertà e oppressione delle 
                  donne la resistenza contro la globalizzazione occidentale.  
                (quarta 
                  di copertina) 
                La sconfitta politica 
                  e militare dei taleban non ha certo segnato la fine dell’ideologia 
                  che li ha sostenuti. Anzi, per il modo in cui è avvenuta, 
                  per il dispiegarsi massiccio della potenza militare americana 
                  accanitasi contro i civili e per il permanere nel mondo, in 
                  particolare in Palestina, di situazioni di sofferenza e di disperazione 
                  del mondo, questa concezione dei rapporti tra politica e religione, 
                  tra stati musulmani e occidentali ha trovato nuovo vigore e 
                  credibilità.  
                  Perché questa ideologia esercita una tale attrazione 
                  su tanti musulmani, anche giovani e istruiti? (da: Prefazione, 
                  p. 21) 
                Indice 
                  Prologo: Le notti di Kabul; Note per la lettura; Scontro 
                  tra civiltà o nuove crociate?; Combattenti in nome di 
                  Dio; Laboratorio Afghanistan; I «puri» del Pakistan 
                  e dell’Afghanistan; Mogadiscio come Kabul; L’Algeria alla prova 
                  del Jihad; La proliferazione del Jihad: dall’Egitto alla Bosnia; 
                  I santuari d’Europa; Conclusioni. 
                  
                
                Giuliana 
                  Sgrena è una giornalista. Da anni segue e studia le vicende 
                  del fondamentalismo islamico. Come esperta in questo settore 
                  è stata corrispondente per il Manifesto in Afghanistan 
                  in Somalia in Algeria. Ha pubblicato: La schiavitù 
                  del velo, Roma, manifestolibri, 1995 e Kahina contro 
                  i califfi, Roma, Datanews, 1997. 
                Solo 
                  alla Jamia Saddiqa, in un quartiere anonimo di Islamabad, abbiamo 
                  potuto avere contatto con insegnanti e studenti. Anche perché 
                  si tratta di una madrasa femminile (400 ragazze), ma è 
                  frequentata quotidianamente anche da 200 bambini tra i cinque 
                  e gli otto anni che sono distribuiti in classi miste. Ma fin 
                  da piccoli è d'obbligo una tristissima divisa islamica: 
                  le bambine sono già oppresse da un abito con velo o ciador 
                  color cachi e i bambini vestono un kamis dello stesso colore 
                  e copricapo bianco. Accalcati in classi numerosissime, seduti 
                  su sgabelli, studiano a memoria il corano con un movimento continuo 
                  e convulso del capo, che appare come un segno di assenso o asservimento. 
                  Per le ragazze più grandi è invece giorno di compito 
                  in classe: accovacciate per terra su stuoie di raffia, devono 
                  dare prova di conoscere i versetti del corano e gli hadith del 
                  profeta. Per i bambini piccoli è previsto un insegnamento 
                  di tutte le materie, mentre per le ragazze è solo religioso.(Giuliana 
                  Sgrena - inviata a Islamabad - A scuola con i taleban reportage 
                  da Jamia Haqqania, una delle scuole coraniche più famose 
                  del Pakistan, in Il Manifesto 25 settembre 2001). 
                    
                Collegamenti 
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