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Teca delle nuove accessioni 1/2005

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Marea. Donne: ormeggi, rotte, approdi. Trimestrale di saperi delle donne. Genova, Erga, n. 2, luglio 2003

Cibo croce e delizia: consumi, bisogni, impostazioni.

È indispensabile lavorare socialmente, culturalmente e politicamente a partire dal cibo, dal riceverne e dal prepararne e dal significato dell’atto del mangiare. Affinché non sia più o digiunare o divorare ciò che distingue gli umani, donne e uomini, nelle diverse parti del pianeta.
Con questo numero mettiamo le mani e i pensieri nel piatto, in un viaggio speriamo inedito, colto e profondo che ci ha portato a scoprire come tutto ciò che è connesso al cibo sia legato in modo indissolubile anche al genere sessuato.

(dalla quarta di copertina)

Per la famosa antropologa Mary Douglas “se il cibo viene trattato come un codice, il messaggio che esso mette in codice si troverà nella schema di rapporti sociali che vengono espressi. Il messaggio riguarda diversi gradi di gerarchia, inclusione e esclusione, confini e transizione verso i confini”.
L’alimentazione, infatti, s’inscrive in una rete di scambi e di mediazione fra gli individui: i “compagni” sono coloro che condividono il pane, poiché offrire e ricevere il cibo, mangiarlo insieme, significa riconoscere e accettare reciprocamente i legami che si stabiliscono o si riaffermano. Fin dal primo giorno di vita mangiamo secondo delle regole e dei codici poiché ci è impossibile prescindere dalla cultura che fa parte integrante di noi. Incorporare il cibo serve sia a costruire la nozione individuale di soggettività sia a comprendere l’individuo in un sistema culinario e, di conseguenza, in un gruppo sociale: la condivisione del cibo, infatti, introduce le persone nella medesima comunità, li rende membri della stessa cultura alimentare; per questo motivo, il cibo è strumentale nel sottolineare le differenze tra le culture e serve a rafforzare l’identità di un gruppo. (da: Siamo ciò che non mangiamo? di Luisa Stagi, p. 33)

Da bambina credevo che mangiare fosse un dovere. Quando arrivava il momento, a pranzo e cena, il tono di voce degli adulti cambiava ed usciva sempre fuori un impetuoso: “Mangia!” Nonostante la tenera età, le motivazioni che seguivano quell’ordine erano per me insufficienti.
“Mangia che cresci!” Come poter credere ad una frase del genere, quando nella mia famiglia il più alto rientrava a malapena nella media? “Mangia che diventi grande!” Grande come? Grande come un divano? Grande come un palazzo? Come una montagna? Oddio nooo …
Questi espedienti non funzionavano, allora veniva alimentato il senso di colpa (ancor oggi sovraccarico) e all’imperativo; “Mangia!” seguiva “ … fallo per la mamma che ha cucinato per te! … per papà che lavora tanto! … Per la nonna … per la zia … per quei poveri bambini che muoiono di fame!” … No, questo no! Che tristezza! Sono cresciuta alternando fasi di bulimia e anoressia come forma di protesta. (da: Mangia! Mangia! Mangia! di Sandra Messina, p. 54)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Dal sommario: Editoriale; Il tema: Cibo – La terra è un affare di donne di Barbara Romagnoli; Consumi e bisogni di Tiziana Plebani; Acqua: risorsa non negoziabile di Vandana Shiva; Siamo ciò che non mangiamo di Luisa Stagi, Intervista a Joanna Macy a cura di Claudia Panico; Non si vive di solo pane di Kahn-Tineta Horn, madre e nonna Mohawk; Uomini rari si raccontano – Padri e dintorni; Satira e sarcasmo – Caro direttore di Luciana Litizzetto; Perché ci opponiamo al voto per gli uomini di Alice Duer Miller; Mangia! Mangia! Mangia! di Sandra Messina; Corpi che contano – Corpo, salute e culture di Nadia Crotti e Gloria Selva; Libri da leggere e da rileggere – Il gusto dell’amore; Noi e il nostro grasso di Monica Lanfranco; Racconti – L’uovo di cristallo di Alina Rizzi.

Collegamenti

http://www.mareaonline.it/
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