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Parole che le donne usano per quello che fanno e vivono nel mondo del lavoro oggi [scritti di:] Pinuccia Barbieri, Lia Cigarini, Vanna Chiarabini, Serena Fuart, Silvia Motta, Oriella Savoldi, Christiane Vaugeois, Quaderni di Via Dogana, Milano, Libreria delle donne, 2005

Nel 2004, a Milano, presso il Circolo della rosa, adiacente alla Libreria delle donne e gestito da un’associazione che raggruppa circa settanta persone tra donne e uomini, Pinuccia Barbieri, una dirigente d’azienda a riposo, ha voluto e organizzato una serie di incontri tra donne che sono nel mercato del lavoro.
Il compito delle curatrici è stato quello di trascrivere i racconti e gli interventi delle partecipanti: le intervistate, le intervistatrici e quelle che hanno parlato dal pubblico. Le curatrici, poi, hanno fatto una lettura attenta dei testi registrati per trovare le parole che più ricorrevano, con l’idea di farne un piccolo vocabolario dell’esperienza lavorativa femminile. Nel frattempo hanno continuato a leggere quello che appariva sul lavoro femminile nella stampa, nelle pubblicazioni delle più varie ricerche e nei libri appena usciti, dando la preferenza a interviste e racconti.
Durante il lavoro di lettura, rilettura, riflessione e scrittura sono venute fuori nuove idee e nuovi interrogativi appena accennati oppure sottaciuti negli incontri, perché, se è vero che la differenza femminile è il fattore più dinamico del mercato del lavoro e potenzialmente il più innovativo del modo di lavorare, è anche vero che apre sempre nuove contraddizioni e nuove domande. (da: Premessa, p. 7)

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La ricerca che stiamo facendo tutte insieme ha uno scopo sottinteso ma che urge: parlare dell’esperienza (differenza) femminile nel lavoro, in modo più semplice di quello fatto fino ad ora. Parlare finalmente quella lingua corrente proposta da Luisa Muraro ma desiderata da tutte, anche le più sofisticate ed ellittiche.
Negli incontri al circolo è capitato, invece, che donne dirigenti di settori importanti di grandi aziende e donne impiegate nei lavori della nuova economia si esprimessero con apparente naturalezza in una lingua tutta infarcita di termini inglesi, termini usati anche per definire le loro stesse professioni. La maggior parte delle presenti alla discussione però non capiva nulla e si chiedeva cosa fa o cosa è una “manager business development” oppure cosa è un “business plan”. Sotto i nostri occhi si svolgeva così una vera e propria operazione di separazione tra la lingua materna, l’italiano, e la lingua aziendalistica, che non è come si crede l’inglese ma un gergo ricavato dall’inglese. Un vero scacco. (da: Lingua materna, lingua d’azienda, p. 17)

La convivenza fra gruppi culturalmente diversi nelle democrazie contemporanee è diventata non solo un problema politico esplosivo, ma anche una questione fra le più dibattute nella teoria politica contemporanea. I conflitti identitari, quelli che riguardano la rivendicazione e l’affermazione pubblica della diversità, nonché lo scontro per il loro riconoscimento, appaiono più urgenti dei conflitti di interesse, con cui peraltro sono intrecciati, e più drammatici, perché l’identità (religiosa, culturale, etnica e di genere) sembra non negoziabile. […] Innanzitutto, le domande identitarie sottolineano le differenze contro trattamenti eguali e così paiono mettere in discussione due capisaldi della democrazia liberale: universalismo e eguaglianza di fronte alla legge. […] La prima questione posta dai conflitti multiculturali riguarda dunque l’apparente forbice fra l’eguaglianza e differenze e, più precisamente, quelle differenze sia alternative al principio di eguaglianza o che siano con esso in qualche modo componibili. La seconda questione riguarda invece le possibili modalità di coesistenza pacifica e ordinata delle differenze, se questa richieda valori universali trasversali rispetto ai gruppi diversi, oppure se configuri una società a mosaico, plurale, anziché pluralista, dall’equilibrio instabile. Una riflessione più complessiva su questo aspetto genera poi la domanda più generale della compatibilità fra le richieste del multiculturalismo e i principi e le istituzioni fondamentali della democrazia liberale con i suoi ideali di neutralità, imparzialità, libertà personale, giustizia politica e sociale garantita dai diritti universali, civili, politici e sociali, i cui titolari sono individui. (da: Introduzione, pp. 5-7).

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Dall’indice: Libertà di scelta; Lingua materna, lingua d’azienda; Lavoro non più maschile?; Difficoltà di contrattare; Paura e adattamento; Soldi; Competizione e carriera; Responsabilizzarsi; Potere: disagio e seduzione; Avere/essere un capo donna; Tempo della maternità; Tempo parziale o part-time; Sapersi fermare; Ricerca della misura di sé; Cambiare lavoro; Associarsi tra donne; Creatività nel lavoro; Formazione e inserimento; Un punto di vista critico sulla formazione aziendale; Debito di riconoscenza; Segnali del corpo, corpo di donna; Corpo di donna in guerra.

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Collegamenti

www.libreriadelledonne.it
http://www.storia.unina.it


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