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News | Archivio nuove accessioni | 2004/II

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Archivio nuove accessioni - luglio-dicembre 2004


Luglio-Agosto

Le mappe della storia. Proposte per una cartografia del mezzogiorno e della Sicilia in età moderna. Milano, Franco Angeli, 2002
Il vuoto lasciato dalla mancata realizzazione di un Atlante Storico Italiano non ha esaurito il dibattito sulla necessità di documentare con strumenti cartografici evoluti i mutamenti del territorio, anche partendo da dimensioni e contesti più definiti, come il Mezzogiorno, avvalendosi di tutte le testimonianze a disposizione per documentare le reti viarie, gli impatti del clima e degli eventi sismici, la distribuzione della popolazione. Il volume, curato da Giuseppe Giarrizzo e Enrico Iachello, raccoglie vari contributi di storici e cartografi, tra gli altri Angelo Massafra, Anna Maria Rao, Angelantonio Spagnoletti, Biagio Salvemini, Saverio Russo.

Giacomo Leopardi, Discours sur l’état présent des moeurs en Italie. Paris, Les Belles Lettres, 2003
Nella collana Bibliothèque italienne, patrocinata dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, un’edizione bilingue a cura di Novella Bellucci e Marco Dondero - la traduzione è di Yves Hersant - del testo redatto dal poeta tra il 1824 e il 1827 e pubblicato postumo nel 1906. La presente è la seconda versione francese dopo quella curata da Michel Orcel per le edizioni parigine Allia nel 1993.
Il manoscritto autografo è posseduto dalla Biblioteca.

Lo spazio letterario del Medioevo. 2. Il Medioevo volgare. IV. L’attualizzazione del testo. Roma, Salerno, 2004
La presenza del mondo medievale nella letteratura, nell’arte, e, più di recente, nel cinema, con esiti alterni sul piano estetico e della fedeltà storica, continua a mantenersi viva. Dal romanzo gotico ottocentesco in poi le vicende dei cavalieri della Tavola Rotonda, del Graal, dei Templari, sono state parte di un ricco repertorio di fonti di ispirazione che sembrano destare ancora potenti suggestioni.
Su questi temi i contributi di vari studiosi italiani e stranieri articolati nelle sezioni I. Revivals medievali, II. Paradigmi dell’interpretazione nel Novecento, III. Il Medioevo della differenza, IV. Letteratura europea e Medioevo volgare.
Dopo la conclusione della sezione Il Medioevo latino, Il Medioevo volgare, diretto da Piero Boitani, Mario Mancini, Alberto Varvaro si avvia verso la conclusione con l’attuale volume e quello che seguirà, Cronologia e bibliografia della letteratura medievale volgare.

Le livre de chasse de Gaston Phébus, folio 77 (©BNF)

Le livre de chasse de Gaston Phébus, folio 77
Illustrazione tratta dal sito della
Apri la pagina collegata Bibliothèque nationale de France (Expositions virtuelles


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Atlante dell’alimentazione e della gastronomia. Torino, UTET, 2004
Massimo Montanari (Storia dell’alimentazione, Alimentazione e cultura nel Medioevo, La cucina italiana, storia di una cultura), Françoise Sabban (A tavola nel Medioevo, La pasta: storia e cultura di un cibo universale) coordinano i due volumi di cui si compone l’opera. Il primo, Risorse, scambi, consumi, prende le mosse dall’epoca in cui la civiltà della caccia cede il passo, nel Neolitico, circa 10.000 anni fa, a quella stanziale dell’agricoltura e dell’allevamento. Si apre l’era in cui la dieta prevalente nelle regioni a clima temperato e tropicale si fonda sul consumo di cereali, destinata a durare fino agli inizi del secolo XIX, quando vengono introdotte tecniche industriali nella produzione dei cibi, che rivoluzioneranno distribuzione e consumi su scala planetaria.
In inglese, come ricorda ironicamente lo scrittore Lin Yutang, citato nella prefazione al secondo volume (Cucine, pasti, convivialità) il verbo to cook viene utilizzato sia per indicare «fare cuocere» che «fare cucina». Cucina di sussistenza, finalizzata unicamente alla soddisfazione dei bisogni primari o cucina fondata su strumenti di conoscenza raffinati, tecniche sperimentate, una tradizione ricchissima? Ambedue hanno cittadinanza in un discorso che si fonda sulla definizione di cucina (“domestica, collettiva, artigianale o industriale”) “come un insieme di tecniche specifiche, finalizzate alla preparazione degli alimenti, quale ne sia il contesto”. Le cucine antiche, mesopotamica, egiziana, greca e romana, come ci sono state tramandate dalla documentazione esistente, precedono nella trattazione le cucine del mondo moderno, soprattutto asiatiche, e quelle europee, considerandone ricette base, tecniche, ingredienti ricorrenti, rituali connessi alla civiltà della tavola imbandita.

Maria Cristina Figorilli, Per una bibliografia di Giordano Bruno (1800-1999). Paris, Les Belles Lettres, 2003
Alla Collection Giordano Bruno promossa dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dal Centro Internazionale di Studi Bruniani è stato assegnato il compito di raccogliere, per la prima volta integralmente in lingua francese, tutti gli scritti del filosofo nolano. Dopo il completamento delle opere italiane è in corso la pubblicazione di quelle latine. La sezione principale dei testi bruniani è affiancata da una serie di documenti e saggi di cui fa parte il presente volume, che ha l’intento di censire pubblicazioni su Bruno apparse in Italia e all’estero - in totale più di 2000 schede - dal 1800, anno d’inizio di un secolo di ripresa di studi su Bruno fino agli anni ’90 del XX secolo, quando si registra una vigorosa rimonta dell’interesse internazionale, documentabile dall’incremento dei libri sul tema, anche in aree lontane, come il Giappone.

Storia d’Italia. Annali 20. L’immagine fotografica 1945-2000. Torino, Einaudi, 2004

Federico Patellani,

533 immagini per comporre “una «storia visiva» e una «storia della visione» del Paese, del suo modo di concepirsi e di rappresentarsi; una storia dell’«immagine», più che della fotografia, che attraverso il mutamento dei segni della composizione, il trasformarsi delle estetiche, oltre che dei contenuti, parla dell’evolversi delle «ideologie», dei modelli percettivi e culturali che hanno informato di sé la vita degli italiani, dell’intrecciarsi dei diversi linguaggi con cui i fotografi hanno tentato ora di raccontare il reale, ora di interpretarlo o di piegarlo a un proprio discorso culturale o ideologico, ora di esprimere se stessi e la propria visione del mondo” (Dal saggio introduttivo di Uliano Lucas, curatore del volume, e di Tatiana Agliani). Altri saggi commentano, partendo dallo sguardo rivelatore o deformante dell’obiettivo in azione, le trasformazioni urbane, i rapporti tra le classi, la famiglia in posa, la mafia, i luoghi della psichiatria, la fabbrica, lo sport, la moda, la pubblicità, lo stesso stato dell’arte della fotografia come mezzo espressivo, strumento d’informazione, oggetto di collezionismo, patrimonio da tutelare e conservare adeguatamente.

Fotografia tratta dal volume L’immagine fotografica 1945-2000 (Torino, Einaudi, 2004):
Federico Patellani, dal reportage Vita di minatore per il settimanale «Tempo». Carbonia (CA) 1950.
Cinisello Balsamo, Studio Patellani/ Museo di Fotografia Contemporanea Villa Ghirlanda.

Dizionario dell’Olocausto. Torino, Einaudi, 2004
“Il termine olocausto non è una scelta felice, poiché sta ad indicare un sacrificio religioso, attuato generalmente con il fuoco (la parola ha origine dal greco holocauston, bruciato interamente” (Walter Laqueur). “A compiere il sacrificio dovrebbero essere di norma dei sacerdoti, e tutto si può dire degli esecutori degli ordini hitleriani fuorché fossero dei sacerdoti” (Alberto Cavaglion). Come si può constatare, in maniera singolare, pur concordando sull’inadeguatezza del termine a definire il fenomeno dello sterminio degli ebrei da parte del regime nazista, sia il curatore dell’opera originale Laqueur che quello dell’edizione italiana Cavaglion lo hanno scelto per la difficoltà a sostituirlo con vocaboli altrettanto caratterizzanti.
Gli storici Walter Laqueur e Judith Tydor Baumel hanno coordinato il lavoro collettivo di oltre cento autori di undici paesi, ebrei e non, accademici e testimoni, pubblicato per la prima volta dalla Yale University Press con il titolo The Holocaust encyclopedia nel 2001. L’edizione italiana non cita l’antecedente americano e, inspiegabilmente, sopprime il nome della Tydor Baumel, cui viene solo riconosciuta la paternità di alcune voci del Dizionario.
L’impianto tematico di Laqueur è stato mantenuto nella versione italiana, con l’aggiunta di una serie di approfondimenti su argomenti come Antisemitismo, Arte, Cinema e televisione, Ebrei in Italia, Educazione, Giusti, Letteratura, Memorialistica, Negazionismo, Resistenza, Restituzione, Storiografia. Alle voci del Dizionario fanno seguito un Saggio bibliografico di Robert Rozett integrato da una Bibliografia italiana di Cavaglion.


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Settembre

Dizionario biografico degli italiani. Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana
È disponibile in Biblioteca  il vol. 62, ultimo pubblicato (Iacobiti, Aurelio Simmaco – Labriola, Pietro).                    

Grande dizionario della lingua italiana. Supplemento 2004. Torino, UTET, 2004

Vivendo per capire perché vivo,
scrivo anche per capire perché scrivo:
e vivo per capire perché scrivo,
e scrivo per capire perché vivo

Edoardo Sanguineti

 

 

L’Editore premette al volume una dichiarazione d’intenti nella quale si fa riferimento alla doverosa Edoardo Sanguineti, direttore del Supplementointegrazione di un’opera - il cosiddetto Battaglia - conclusasi a 43 anni dall’uscita del primo volume. Ma, all’atto della consultazione è possibile verificare che il poeta Edoardo Sanguineti, direttore del Supplemento, ha affrontato l’impresa non limitandosi a registrare burocraticamente le assenze accumulatesi per il tempo trascorso, ma rifondendovi tutte le sue qualità e ossessioni di “lessicomane” incallito, collezionista da sempre di parole estratte da tutte le fonti disponibili. Con entusiasmo da vero neofita anarchico della scienza linguistica egli si augura indici di infrequenza, “dizionari dei lapsus”, “antologie di scioglilingua” e, per fronteggiare la marea di neologismi di varia estrazione che travolge qualsiasi tentativo di registrazione, cyberdizionari o dizionari a schede mobili. Le scelte - le parole riportate in questa sede sono totalmente assenti dai precedenti XXI volumi - non possono allora che essere caratterizzate da un elevato grado di soggettività, e agli inevitabili e quasi scontati E-book, Kalashnikov, Narcomafia, Talebano o Thriller si affiancano i meno prevedibili Cosificato o Cosificazione estratti da Franco Basaglia, l’Entourage di Cavallotti e Morselli, Fin-de-siècle di Zuccoli, Ipertecnologico di Jovanotti, Rien-ne-va-plus da Panzini, Landolfi, Arpino, per chiudere con gli Zuñi, tribù amerindie dimenticate, ma presenti negli scritti di Emilio Cecchi.

Nella foto: Edoardo Sanguineti, direttore del Supplemento.
Immagine tratta da :Apri la pagina collegata
http://www.girodivite.it/antenati/xx3sec/_sanguin.htm

Grande dizionario della lingua italiana. Indice degli autori citati nei volumi I-XXI e nel supplemento 2004. Torino, UTET, 2004
Giovanni Ronco ha unificato le notizie finora apparse in fascicoli separati, per facilitare l’identificazione dei testi da cui sono tratte le citazioni presenti nel Dizionario.
L’opera si conclude con il saggio di Andrea De Pasquale, Le cinquecentine della biblioteca del Grande Dizionario della Lingua Italiana.

Atlante del Novecento. Torino, UTET, 2000
“Più che un racconto cronologico, nella cui complicata tessitura l’identità del secolo inevitabilmente tende a diluirsi, ci è parso efficace, per rendere la medesima, procedere per istantanee, campionature, tomografie, ispezioni senza preavviso, saggi in profondità su eventi circoscritti, affiancati con fotogrammetrie da grande altezza e a tutto orizzonte” (dalla Presentazione). I tre volumi – I. Eventi, spazi e protagonisti. Popolazione, ambiente e sviluppo, II. Le costruzioni intellettuali. Megatecnologie e nanotecnologie. Le invenzioni sociali, III. Il declino delle certezze. Un secolo e le sue immagini – sono diretti da Luciano Gallino, Massimo Salvatori,Gianni Vattimo.
In conclusione del terzo volume la Cronologia dei principali avvenimentidel secolo, la Bibliografia dei contributi presenti nei tre volumi e l’Indice dei nomi.

Alexandre Kojève, Il silenzio della tirannide, Milano, Adelphi, 2004
Alexandre KojèveAlexandr Koževnikov (1902-1968), questo il vero nome di Kojève, allontanatosi nel 1920 dalla Russia postrivoluzionaria, allievo poi di Karl Jaspers a Berlino, tenne una serie leggendaria di letture della Fenomenologia dello spirito di Hegel dal 1933 al 1939, tutti i lunedì alle 17,30 in un’auletta dell’École Pratique des Hautes Études di Parigi. A questi corsi, che è possibile leggere in Biblioteca nell’edizione Adelphi del 1996, assistettero Bataille, Aron, Merleau-Ponty, Lacan, Queneau, Caillois, Weil, Hyppolite, Klossowski, un giovane Sartre, saltuariamente Breton e la Arendt.
La seconda vita di Kojève inizia praticamente quasi subito dopo la fine di quel ciclo memorabile,culminato nella riaffermazione delle tesi hegeliane della fine della Storia, come morte dell’Uomo propriamente detto e fine dell’Azione nel senso forte del termine. Queste argomentazioni, oltre ad influenzare larga parte del pensiero filosofico francese degli anni ’60, riecheggeranno ancora in tempi recenti negli scritti di pensatori come Fukuyama, e non sono forse estranee ad una sorprendente e radicale svolta esistenziale e culturale. Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, collocato ai vertici del Ministero francese degli affari economici, Kojève diventò una sorta di eminenza grigia della politica francese nell’ambito degli accordi per il GATT. L’assenza di incarichi accademici nel mondo della ricerca universitaria non gli ha impedito di continuare a scrivere di filosofia e di altro, e gettare il suo sguardo scettico su eventi come il maggio francese, definito lapidariamente “inutile”, o invitare aristocraticamente un personaggio come il leader studentesco Rudy Dutschke a studiare il greco.
Gli scritti raccolti in questa sede, per la prima volta pubblicati insieme, danno modo di conoscere l’eclettismo degli interessi di Kojève, dal saggio sull’imperatore Giuliano alle recensioni dei romanzi di Françoise Sagan all’analisi dei rapporti tra capitalismo e comunismo, lapidariamente introdotti dal motto “Marx è Dio, Ford il suo profeta”.

Nella foto: Alexandre Kojève
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http://www.missouri.edu/~engjnc/bataille/kojeve.html

Alberto Savinio, Scritti dispersi 1943-1952.Milano, Adelphi, 2004
Paola Italia ripropone nella collana “Nave Argo”, in una nuova versione riveduta, ampliata e arricchita, l’antologia già curata da Leonardo Sciascia per Bompiani nel 1989 con il titolo Scritti dispersi. Tra guerra e dopoguerra (1943-1952), in cui figurano un notevole numero di scritti giornalistici e d’occasione.

Lo spazio letterario del Medievo. La civiltà arabo-islamica. Roma, Salerno, 2004
Miniatura da un manoscritto di Avicenna (XV sec.)“Non c’è gente più sporca, più furba e più spregevole dei Franchi: ignorano la pulizia; non si lavano che una sola volta o due l’anno, con l’acqua fredda. Non lavano mai i loro abiti, che indossano una volta per tutte finché non cadono a brandelli. Si rasano la barba, che cresce ogni volta dura e di aspetto sgradevole” ( Ibn-Ya’qub al Isra’ili, inviato del califfo di Cordova presso l’imperatore Ottone I).
Biancamaria Scarcia Amoretti cura un volume che, attraverso apporti di vari studiosi, mira a riconoscere pienamente al mondo islamico il contributo apportato alla storia della civiltà. In quel periodo - che veniva considerato di decadenza e oscurantismo fino a relativamente recenti riconsiderazioni storiche - il raffinato mondo arabo produceva tesori di arte, riflessione filosofico scientifica, biblioteche ricchissime. La stessa mole di traduzioni coeve dai testi arabi teologici, scientifici, filosofici, astrologici, letterari, ampiamente ricordata da Franco Cardini nella sua Introduzione, lo testimonia ampiamente, aprendo la strada ad una visione più completa di rapporti che spesso sono stati rappresentati come unicamente conflittuali.
Il volume è dotato di una Cronologia storica degli eventi culturali in cui la Cronologia arabo-islamica dal 570, anno di nascita di Muhammad al 1493, anno d’inizio del regno musulmano di Songhai (Niger) è affiancata dalla Cronologia europea dal 619, anno di ascesa al soglio pontificale di Bonifacio V all’impresa, nel 1498, diVasco de Gama. Segue un’ampia bibliografia analitica e l’indice dei nomi.

Miniatura da un manoscritto di Avicenna (XV sec.)
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http://www.hdg.de/eurovisionen/html/ku4_2.html

 


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Ottobre

Didier Foucault, Un philosophe libertin dans l’Europe Baroque. Giulio Cesare Vanini (1585-1619). Paris, Honoré Champion, 2003
“Per mostrare la sua coerenza anche nel momento della morte … quando gli si disse di chiedere grazia a Dio, pronunciò queste parole: non c’è né Dio né diavolo, perché se ci fosse un Dio lo pregherei di lanciare un fulmine su questo Parlamento ingiusto e iniquo, e se ci fosse un diavolo, pregherei anche lui di farlo sprofondare sotto terra”.
Il 9 febbraio 1619 la Place du Salin a Tolosa fu teatro dell’esecuzione di un italiano di 34 anni che si faceva chiamare Pompeo Usciglio. Magro, di pelo castano, il naso lungo e curvo, dagli occhi brillanti e di alta statura, il condannato era accusato di “lesa maestà divina” e portava al collo un cartello con la scritta “Ateo e bestemmiatore del nome di Dio”. Ma nessuna delle efferatezze che precedettero l’impiccagione e il rogo convinse Pompeo, ovvero Giulio Cesare Vanini, filosofo libertino nato a Taurisano nel regno di Napoli nel 1585, a tradire le ragioni che aveva sostenuto nel corso della sua breve vita.
Una tale fermezza nel sostenere la necessaria “ateologia dell’esperienza umana”, in un’epoca in cui  l’egemonia della religione era pressoché assoluta sconvolse gli spettatori e i contemporanei, forse molto più di quanto avessero fatto le due opere cui resta affidato il suo messaggio: Amphitheatrum aeternae providentiae divino-magicum. Christiano-physicum nec non astrologo-catholicum … pubblicata a Lione nel 1615 e De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis edita a Parigi nel 1616, posseduta dalla Biblioteca. Del resto, ancora un secolo dopo, Voltaire stesso non riusciva a comprendere, dopo averle lette, come “un povero imbrattacarte tomista fosse diventato di un colpo ateo”.
Foucault, con atteggiamento da storico materialista, prova a inserire questi scritti nel loro contesto, più tardo-rinascimentale che pre-illuminista, ne ricostruisce la genesi attraverso la biografia inquieta dell’autore, inserendo il percorso e l’evoluzione del pensiero di Vanini nello scenario dell’Europa dei primi del Seicento, che il filosofo attraversa partendo dagli studi presso i Gesuiti e poi all’Università a Napoli, in seguito a Padova e Venezia per approdare, incrociando interessi anche giuridico politici, prima a Londra e poi in Francia. Nessuno meglio di uno storico può infatti cogliere le connessioni che esistono e che una vicenda come quella di Vanini mette in campo tra la storia della filosofia e quella religiosa, delle scienze, del diritto, delle mentalità. Le fonti utilizzate, a partire dai documenti coevi e dalle biografie, numerose dal XVIII secolo, sono state alimentate da recenti ritrovamenti negli archivi francesi e inglesi.

Allgemeines Künstler-Lexikon. München-Leipzig, K.G. Saur
Un Manuale in 5 lingue guida adesso utilmente la consultazione di un’opera fondamentale per affrontare lo studio dell’attività di artisti – pittori, architetti, scultori, incisori, disegnatori, restauratori, calligrafi, artigiani -  di tutte le epoche e tutti i paesi, attraverso notizie sulla vita, le opere, mostre, segnalazioni bibliografiche.
Alle origini un dizionario come l’Allgemeines Lexikon der bidenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, chiamato, dal nome dei suoi promotori e direttori, Ulrich Thieme (1865-1922) e Felix Becker (1864-1928), Thieme-Becker. Soprattutto alle risorse messe a disposizione dal primo, figlio di un industriale collezionista d’arte, si deve il successo dell’iniziativa, alla cui direzione subentra nel 1923 Hans Vollmer (1878-1964), che porta alla sua conclusione, con la pubblicazione del 37° volume nel 1950, l’opera. Dal 1953 al 1962 ancora Vollmer pubblica l’aggiornamento in sei volumi Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler des XX. Jahrunderts.
L’esigenza di procedere ad una riedizione che fosse allo stesso tempo completamento e integrazione, più volte sollevata nei decenni successivi, si è concretizzata in un primo momento con l’apparizione, dal 1983, dei primi tre volumi per i tipi Seemann di Lipsia, successivamente, a partire dal 1992, con l’avvio delle pubblicazioni dell’Allgemeines Künstler-Lexikon AKL a cura della Saur, con una previsione di 80 volumi, per un totale di circa 500.000 voci.
L’edizione cartacea, curata da Günther Meissner alla testa di ben 620 autori, sotto il patrocinio del Comité International d’Histoire de l’Art, giunta finora al 39° volume con una cadenza, dal 2002, di 4 volumi all’anno, è affiancata, a partire dal 1993, da una versione in CD-ROM, a periodicità semestrale.

Mirella Galletti, Storia dei Curdi. Roma, Jouvence, 2004

Carta dei territori popolati dai curdi
Territori popolati dai curdi, da: Apri la pagina collegata http://www.monde-diplomatique.fr/cartes/kurdes

La storia di una comunità attualmente – dopo gli accordi che hanno seguito la prima guerra mondiale – dispersa in cinque stati sorretta da una vasta ricerca bibliografica e documentaria condotta in vari paesi, ma anche di contatti diretti con esponenti politici, culturali, persone comuni. L’autrice è una specialista, che ha già al suo attivo molte opere sullo stesso argomento, questa identità che i curdi sostengono con forza da almeno ottanta anni, rivendicando il diritto all’autodeterminazione, all’esistenza e allo sfruttamento delle risorse naturali presenti sul territorio del Kurdistan. Probabilmente proprio la preoccupazione della possibile perdita di un monopolio ha motivato le violente repressioni, in Turchia, Iran, Iraq, nei confronti dei movimenti indipendentisti che hanno sollevato la causa curda. L’opera è accompagnata da una bibliografia aggiornata e articolata: una divisione in nove sezioni consente di rintracciare tipologie di documenti elencati e area di competenza.

Ritratto di François RabelaisGeorges Minois, Storia del riso e della derisione. Bari, Dedalo, 2004
“Nella nostra situazione, quale altro atteggiamento che non sia il riso potrebbe proteggerci dalla disperazione?” L’autore, fra l’altro, di Storia dell’ateismo e di Piccola storia dell’inferno, arriva ad indagare sul riso come possibile “unico mezzo per sopportare l’esistenza quando nessuna spiegazione appare convincente”. L’obiettivo dichiarato del libro è “ritrovare i modi in cui [l’uomo] ha fatto uso di questa risposta attraverso la storia”, viaggiando dal riso dei Greci arcaici al risus satirico e grottesco dei Latini al riso della festa medievale a quello del mondo di Rabelais, per passare, attraverso l’ironia del XVII e XVIII secolo alla derisione politica, sociale e religiosa del XIX e alla possibile “morte del riso” del XX.

Ritratto di François Rabelais,
da: Apri la pagina collegata http://www.lib.utexas.edu/photodraw/portraits/rabelais.jpg

James Atlas, Vita di Saul Bellow. Milano, Mondadori, 2003
Ritratto di Saul BellowI rapporti tra un biografo e l’oggetto della sua opera non sono sempre idilliaci, ma Atlas rivendica la sua scelta come una scelta naturale, per l’autorevolezza di chi – Philip Roth – gliel’ha suggerita e per la consuetudine con i luoghi e gli ambienti umani che hanno contrassegnato la vita di Bellow.
Altro elemento importante, il requisito di “biografia autorizzata”, che lascia percepire il carattere di fonte diretta di larga parte della documentazione utilizzata, tra cui molti carteggi forniti dallo stesso scrittore, nato nel 1915 a Lachine nel Quebec, premio Nobel nel 1976. Dieci anni di lavoro per ripercorrere una vita movimentata da una faticosa maturazione intellettuale, spesso in conflitto con la famiglia, una molteplicità di rapporti sentimentali tormentati da costosissime separazioni, l’influenza nel mondo dell’editoria e della cultura in genere, le sofferte scelte politiche.

Ritratto di Sual Bellow,
da: Apri la pagina collegata http://www.todayinliterature.com/biography/saul.bellow.asp

 


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Novembre

Enciclopedia della musica. Torino, Einaudi
Jean-Claude NattiezContinuano a cadenza annuale le uscite dell’opera diretta dal musicologo e semiologo Jean-Claude Nattiez, autore nel 1975 di un testo di riferimento come Fondements d’une sémiologie de la musique, ma anche, nella Parigi del 1968, di una monografia su Fidel Castro.
Il volume primo, Il Novecento, è del 2001, il secondo, Il sapere musicale, è uscito nel 2002 e il terzo, Musica e culture, nel 2003. È in arrivo in Biblioteca anche il quarto volume, Storia della musica europea, pubblicato nel 2004.
Nella foto: Jean-Claude Nattiez

Storia del cristianesimo. Religione, politica, cultura. Roma, Borla/Città Nuova
Edizione italiana, a cura di Giuseppe Alberigo, di Histoire du Christianisme des origines à nos jours, pubblicata dalle Éditions Desclée di Parigi e diretta da Jean-Marie Mayeur, Charles e Luce Pietri, André Vauchez e Marc Venard.L’opera è  articolata in 4 sezioni: Antichità (Vol. I, Il nuovo popolo dalle origini al 250, Vol. II, Nascita di una cristianità 250-430, Vol. III, Le Chiese d’Oriente e d’Occidente), Medio Evo (Vol. IV, Vescovi, monaci e imperatori 610-1054, Vol. V, Apogeo del papato e espansione della cristianità 1054-1274, Vol. VI, Un tempo di prove 1274-1449), Epoca Moderna (Vol. VII, Dalla riforma della Chiesa alla riforma protestante 1450-1530, Vol. VIII, Il tempo delle confessioni 1530-1620/30, Vol. IX, L’età della ragione 1620/30-1750), Periodo contemporaneo (Vol. X, Le sfide della modernità 1750-1840, Vol. XI, Liberalismo, industrializzazione, espansione europea 1830-1914, Vol. XIII, Crisi e rinnovamento dal 1958 ai giorni nostri, Vol. XIV, Sintesi tematiche e indici storici).

Alberto Asor Rosa, Novecento primo, secondo e terzo. Milano, Sansoni, 2004
Ristampa di Un altro Novecento, che raccoglieva saggi pubblicati tra il 1976 e il 1993 in varie sedi, a cui questa nuova uscita ha aggiunto contributi nuovi – circa la metà dei pezzi – già inseriti nei volumi collettivi Futurismo, cultura e politica, Mappe della letteratura europea e mediterranea o pubblicati come prefazione a Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu, mentre una parte considerevole è apparsa sulle colonne della “Rivista del Manifesto”. Inedito è il saggio Il “dritto” e il “rovescio” della vita dedicato a Antonio Tabucchi. Al centro di questo vero e proprio work in progress – “naturalmente, siamo ben lontani dalla completezza del quadro. La prossima volta sarà completo” -  la letteratura italiana del Novecento. Le due prime sezioni Fondamenti e Questioni sono dedicate a tematiche generali, mentre le successive Figure e soprattutto Quel che viene dopo  provano a gettare uno sguardo su quel “qualcosa di profondamente diverso” che appare sulla scena letteraria dopo la scomparsa di personalità come Fortini, Pisolini, Calvino.

Tommaso Campanella, L’ateismo trionfato. Overo riconoscimento filosofico della religione universale contra l’antichristianesimo macchiavellesco. Pisa, Edizioni della Normale, 2004
La curatrice Germana Ernst ha potuto smentire la consolidata convinzione che quest’opera, dedicata a Gaspare Schoppe, più volte colpita da interventi censori, potesse essere letta solo nella traduzione latina pubblicata prima a Roma – apud haeredem Bartholomaei Zannetti - nel 1631 poi a Parigi - apud Tussanum Dubray - nel 1636. Solo di recente la studiosa ha rintracciato l’originale italiano, di cui da vari indizi sospettava da tempo l’esistenza, nel codice Barb. Lat. 4458, conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana.
L’edizione è composta da due volumi, il primo con il testo italiano dell’opera commentato, il secondo con la ristampa anastatica del codice.

Norman Davies, Isole. Storia dell’Inghilterra, della Scozia, del Galles e dell’Irlanda. Milano, Bruno Mondadori, 2004
Lo storico gallese autore, tra l’altro, di una Storia d’Europa edita in Italia da Bruno Mondadori, già presente in Biblioteca, cerca di affrontare con un’ottica multiculturale la storia delle quattro regioni conosciute oggi come Isole Britanniche, dai primi insediamenti ai giorni nostri. La versione italiana del titolo – nell’originale apparso presso Macmillan nel 1999, The Isles: A History – cerca di esprimere il meglio possibile lo sforzo dell’autore di “portare doveroso rispetto a tutte le nazioni e culture presenti nella storia delle Isole, senza sacrificarne alcuna”. Le difficoltà sono presenti prima di tutto nell’uso ambiguo, spesso improprio, con implicazioni culturali ma anche giuridico-amministrative, dei termini Gran Bretagna, Regno Unito, Inghilterra, che Davies scopre non solo nella storiografia anche più autorevole ma anche nella classificazione bibliotecaria: “nonostante l’eccellente preparazione…i bibliotecari di Washington si ostinano a considerare la storia britannica e quella inglese come se fossero la stessa e identica cosa”. L’opera offre un interesse particolare nella narrazione agile e disinvolta, nel ricorso frequente a un ricco corredo di materiali provenienti dalla letteratura – un brano ad esempio de Il  Circolo Pickwick di Dickens, esilarante parodia di un processo presso la Corte delle Istanze comuni, sul tema dei ritardi nel promuovere un’efficace riforma giuridica, una poesia di Noel Coward  per documentare che quello “che riscatta l’imperialismo britannico è proprio la capacità di non prendersi troppo sul serio, di riconoscere anche gli aspetti ridicoli della sua stessa realtà”- ma anche dalla musica popolare o dalla comunicazione mediatica.
Le stesse Appendici alternano prevedibili genealogie di regnanti o cronologie con musiche in versi di Purcell, Holst e altri,  elenchi di navi da guerra o dei “primi venti proprietari terrieri in Scozia”.

Sant’Agostino, Opera omnia. Roma, Città Nuova
Dopo circa 38 anni si completa l’edizione latino-italiana in 60 volumi delle opere di Agostino curata dalla Nuova Biblioteca Agostiniana fondata da P. Agostino Trapè e diretta da P. Remo Piccolomini. Nuova Biblioteca Agostiniana e l’editore Città Nuova hanno realizzato un sito web autorevole e documentato sull’opera – molti testi sono consultabili on-line – e le iniziative culturali legate alla figura di Agostino:apri la pagina collegata http://www.augustinus.it

Edgar Morin, La vita della vita. Milano, Raffaello Cortina, 2004
“Lo scopo di questo libro è stato quello di riconoscere la vita come emergenza, cioè al tempo stesso nella sua dipendenza e nella sua realtà autonoma che retroagisce sulle condizioni della sua riproduzione”.
Secondo volume, apparso in Francia per la prima volta nel 1977, dell’opera dal titolo generale Il metodo, in cui si pone il problema di promuovere una rivoluzione concettuale adeguata alle profonde trasformazioni provocate in campo biologico dalla scoperta del DNA. Alla base le linee teoriche della “razionalità complessa”, “il principio di incertezza e di ambivalenza che troviamo anche tra razionalità e razionalizzazione”.
L’eclettismo intellettuale, la molteplicità di interessi, la militanza a tutto campo del pensatore francese, nato a Parigi nel 1921, sono leggibili in una biografia intellettuale che vede negli anni ’30 l’adolescente Edgar Nahoun – il vero nome di Morin, messo da parte nella clandestinità obbligata di resistente e ebreo di origini  sefardite – accendersi, nella Parigi di Ménilmontant, di divoranti passioni letterarie e filosofiche ma anche cinematografiche, approdare al marxismo e poi al Partito Comunista, verso il quale manterrà sempre un atteggiamento di notevole indipendenza critica, nel 1941. Agli anni ’40 risale la svolta contrassegnata da un’apertura a studi e ricerche in campo sociologico, storico, psicanalitico, pedagogico, scientifico. Nel 1951 è espulso dal PCF. Successivamente il suo percorso di marxista dissidente lo condurrà, con altri transfughi dal partito, a fondare prima nel 1956 la rivista “Arguments”,  che affronterà con taglio militante “questioni calde” come la guerra d’Algeria, il comunismo reale dei paesi dell’Est, proseguirà le pubblicazioni fino al 1962, poi, con Roland Barthes e Georges Friedmann, “Communications”. Agli anni ’60 può essere fatto risalire il delinearsi del grande e ambizioso progetto che è il fondamento de Il metodo, a testimonianza della trasversalità degli interessi e delle preoccupazioni che attraversano Morin, tra antropologia, cibernetica, biologia, filosofia della scienza, quando, con gli scienziati John Hunt, Jacques Monod e Francis Jacob, fonda un Centro internazionale di studi bio-antropologici e di antropologia fondamentale, detto anche Centro Royaumont, da cui successivamente si allontanerà per dissensi con Monod.
In Italia per ora sono apparsi, oltre il presente volume, il primo, La natura della natura, nel 2001, e il quinto, L’identità umana, nel 2002, sempre pubblicati da Raffaello Cortina. La versione originale francese, affidata alla casa editrice parigina Seuil, è ormai giunta al termine con la pubblicazione in questi giorni del sesto volume Éthique, dopo gli altri cinque già pubblicati dal 1977 al 2001:
I. La Nature de la nature (1977), II. La Vie de la vie (1980), III. La Connaissance de la Connaissance (1986), IV. Les idées (1991), V. L’Humanité de l’humanité . L’identité humaine (2001).

Un sito brasiliano, di cui è disponibile anche la versione in lingua francese, ricco di notizie biobibliografiche e testi:
apri la pagina collegata http://edgarmorin.sescsp.org.br/

Antiquariato

All’asta Christie’s romana del 5 dicembre 2003, il Ministero per i Beni e Attività Culturali ha acquistato per la Biblioteca Nazionale di Napoli quattro lettere autografe firmate del compositore Pietro Mascagni all’amico compositore e direttore d’orchestra Leopoldo Mugnone. Le prime due, scritte da Pesaro, il 29 ottobre e il 10 novembre 1900, hanno come oggetto la preparazione di una messa in scena della Iris a Bologna, le altre due - partite da Buenos Aires l’8 maggio 1911 e da Rosario il 27 giugno dello stesso anno - testimoniano un soggiorno denso di successi in Argentina.


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Dicembre

Dizionario biografico degli italiani. Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana
Pervenuto il volume 63, pubblicato nel 2004, da Mario Labroca a Giovanni Laterza

Arti e storia nel Medioevo. Torino, Einaudi
A cura di Enrico Castelnuovo e Giuseppe Sergi, il terzo volume, Del vedere: pubblici, forme e funzioni, si prefigge, attraverso 17 saggi  di specialisti italiani e stranieri, di “restituire lo sguardo dello spettatore medievale”, facendo parlare i contemporanei e le loro impressioni di fronte a edifici, monumenti, opere d’arte. Un ruolo di protagonisti è assegnato quindi a “esecutori delle opere, i committenti, i fedeli delle chiese, gli abitanti delle campagne e delle città, i viaggiatori (pellegrini, potenti, mercanti)” e al loro vedere in “in dimensione statica e dinamica”.

Emil Lederer, Lo Stato delle masse. La minaccia della società senza classi. Milano, Bruno Mondatori, 2004
A cura di Mariuccia Salvati, per la prima volta integralmente in italiano, un’opera pubblicata in lingua inglese nel 1940 negli USA, un anno dopo la morte dell’autore (1882-1939), economista e militante sindacale tedesco emigrato dalla Germania nel 1932. Alcune parti dell’opera comparivano in Da Berlino a New York. Crisi della classe media e futuro della democrazia nelle scienze sociali degli anni trenta, sempre a cura di Mariuccia Salvati.
L’introduzione delle curatrice si sofferma sulla biografia di Lederer, sulla struttura del saggio, sulle reazioni degli studiosi di economia e politica americani e tedeschi. A cura di Greta Benfatti, conclude il volume una bibliografia degli scritti.
Temi centrali la nuova definizione dello “stato delle masse” nel doppio significato dell’espressione, forma del potere e condizione sociale, che ha il potere di distruggere la struttura precedente e di esercitare allo stesso tempo un controllo crudele e terroristico, mettere in piedi un ordine nuovo e suscitare emozioni. L’analisi non poteva ignorare il nuovo edificio sociale che veniva messo in piedi in quegli anni in Russia, e approdare, coerentemente con le convinzioni socialdemocratiche di Lederer, ad una critica di quelle teorie marxiste che vedono nel socialismo la fine delle classi. Al contrario, Lederer ritiene il dinamismo del conflitto sociale necessario anche nel socialismo, un socialismo realistico fondato su pianificazione e politiche di distribuzione dei redditi, meno povertà e più tempo libero, mentre la dittatura del proletariato necessariamente si deve fondare sul terrorismo e potere del partito.
“Dobbiamo scegliere tra lo Stato-massa e la società, tra la schiavitù e la libertà”, è la sua conclusione: “cento anni fa il problema era quello di combatter la scarsità e la povertà; oggi è diventato quello di trarre vantaggio dalla ricchezza potenziale che abbiamo a portata di mano”.

Ultimi arrivi di importanti collezioni:

Collection des Universités de France publiée sous le patronage de l’Association Guillaume Budé. Paris, Les Belles Lettres

Euripide, Tragédies Tome VII, Rhesos
Curatore François Jouan

Polybe, Histoires, Livre III
Curatori Jules de Foucault, Éric Foulon, Michel Molin

Vitruve, De l’architecture, Livre VI
Curatore Louis Callebat

Spudasmata.  Studien zur Klassischen Philologie und ihren Grenzbieten.
Begründet von Hildebrecht Hommel und Ernst Zinn
Band 97: Jacques Bailly, The Socratic Theages
Band 98: Anastasios D. Nikolopoulos, Ovidius Polytropos, Metanarrative in Ovid’s Metamorphoses“
Band 96: Loriano Zurli, Apographa Salmasiana. Sulla trasmissione di „Anthologia Salmasiana”tra Sei e Settecento
Band 95: Filologia e storia. Scritti di Enzo Degani


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Antiquariato

Raccolta del Franco
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha acquisito un’importante collezione di documenti relativi a Salvatore Di Giacomo, destinandola alla Biblioteca, a cui lo scrittore è legato anche per il ruolo di direttore della Biblioteca Lucchesi Palli, attualmente unita alla Biblioteca Nazionale di Napoli, ricoperto dal 1 settembre 1902 al 1932.
La raccolta – al momento in corso di inventariazione e catalogazione - proviene dall’editore Francesco Del Franco, che l’ha ricevuta in eredità dal padre Costantino, bibliofilo, erudito, amico, oltre che di Di Giacomo, di Benedetto Croce, Gino Doria, Fausto Nicolini. Al suo interno si possono individuare, per tipologia e contenuto dei documenti, alcune sezioni che nel loro insieme ricompongono aspetti illuminanti della vita e dell’attività di poeta e studioso.

Salvatore Di Giacomo alla Biblioteca Lucchesi Palli

Salvatore Di Giacomo alla Biblioteca Lucchesi Palli
(© Biblioteca Nazionale di Napoli)

1. Le lettere
La parte intima appare particolarmente consistente anche per numero: ben 506 lettere su un totale di 1070, dirette dalla moglie Elisa a Salvatore, in un arco di tempo che va dal 1905 al 1915, favoriscono una definitiva messa a punto di questo rapporto, mettendone a fuoco un periodo particolarmente significativo. Non manca il contrappunto offerto dalle lettere di Di Giacomo a Elisa, all'interno delle quali spiccano 2 mai spedite, particolarmente interessanti per il groviglio di passioni mal dominate che aiutano a scoprire. Ma non sono da trascurare gli altri consistenti carteggi tra il poeta e vari corrispondenti, di contenuti diversi, dal privato al professionale, in cui le preoccupazioni dello studioso si alternano con il travaglio dell'artista, mentre i rapporti con il mondo editoriale o giornalistico illustrano esaurientemente aspetti meno noti della sua attività.

2. Materiali preparatori per la "Storia dei Conservatori"
La dimensione di studioso appassionato di Di Giacomo, la sua intensa opera di scavo documentario viene riaffermata dall'ingente numero di materiali che testimoniano le intense ricerche preliminari alla stesura dell’opera  I quattro antichi Conservatori a Napoli, pubblicata da Remo Sandron tra il 1924 e il 1928.
Di Giacomo verga per la maggior parte di propria mano elenchi di Maestri di cappella e musicisti in genere accompagnati da notizie sulla loro attività, trascrive partiture musicali, ricopia interi registri contabili di conventi, documenti notarili, accumula appunti, ritagli da giornali e riviste. In totale ben 1100 fogli per la maggior parte autografi danno l'idea compiuta della complessa gestazione dell'opera.

3. Materiali su Casanova
Oltre a tradurre l'Historia della mia fuga dalle Prigioni della Republica di Venezia dette  "li Piombi" di Giacomo Casanova, pubblicata nel 1911 dagli editori Alfieri e Lacroix di Milano, Di Giacomo tornò più volte su questo personaggio, che manifestamente lo affascinava, in vari contributi apparsi su riviste o giornali – Casanova a Napoli. 1743-1760-1770, in "Ars et labor" nel 1907,  Casanova a Napoli. I. Il vescovo de Bernardis, in "Nuova Antologia di lettere, scienze ed arti" 1922, Casanova a Napoli in "Il Giornale d'Italia" 11 febbraio 1913, Casanova a Napoli in "Il Tempo" 3 aprile e 10 giugno 1919. L'interesse per il personaggio Casanova, in particolare per il suo soggiorno a Napoli, è documentato da circa 350 fogli autografi in cui figurano appunti, trascrizioni, abbozzi, che riferiscono di letture di articoli, saggi, ricerche di materiali iconografici.

4. Fotografie
Il fondo annovera complessivamente 410 fotografie e 61 negativi. 195 sono opera dello stesso scrittore, qui in una dimensione inedita, alle prese con un'attività che evidentemente lo appassionava, con esiti che comunque denotano una notevole sensibilità di ritrattista. Si segnalano in particolare un album dedicato al Monastero del Gesù delle Monache a Porta S. Gennaro, un vero e proprio reportage sulla vita conventuale, e una serie di animate scene di strada.

5. Manoscritti di opere
Tra le opere – 41 circa – una stesura originale del 1920 della commedia Olivetta, poi pubblicata nel 1928, la prima parte dattiloscritta di una trascrizione per rappresentazione teatrale o cinematografica della poesia 'O munasterio, apparsa per la prima volta nel 1887, l'Atto II – unico composto – di un libretto per l'adattamento musicale di Assunta Spina, la prima stesura del I Atto di Malavita, opera teatrale rappresentata per la prima volta al Gerbino di Torino nel 1888, una "tela per la cinematografia" tratta dalla novella Arria Marcella di Théophile Gauthier. In questa sezione figurano anche 17 manoscritti autografi di poesie e 16 di canzoni, appartenenti a fasi ed epoche diverse dell'attività poetica di Di Giacomo.


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