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Percorsi bibliografici | Un libro al mese
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Percorsi bibliografici

Senti la corrente
di Lucia Marinelli

Parte 2/3

Seconda sorpresa, il fumetto di Dalisi, in fluide nuances di bianco e nero, è quasi prevalente sul testo. Un fumetto che a sua volta rielabora l’originario The Spirit, personaggio mascherato degli anni ’40 uscito dalla penna di Will Eisner da cui prende le mosse l’intera vicenda (per chi vuol saperne di più, nel 2003 sono stati editi Gli archivi di Spirit dalla Kappa Edizioni).

Mentre stai tentando di capire chi è Spirit (oltre il malizioso spiritello che narra la storia in una distaccata terza persona e in un tempo passato ormai remoto) e cosa ci faccia un personaggio dei fumetti americani - un giustiziere della notte – in un romanzo italiano contemporaneo, improvvisamente leggendo, anche solo con gli occhi, si avverte il ritmo che dà come un tuffo al cuore : “Che pace di macchine e basta/, che senso felice di facili congegni./ Un interruttore, /un pedale,/ una molla./ Nient’altro che questo./ Né suolo che frana,/ risucchia,/né il cielo che schiaccia./ E silenzio./ D’improvviso un fruscio/, un respiro,/ uno sbuffo./ Una lunga, straziante / raffica di vento.” (pp. 106-107). Ed è proprio qui la terza sorpresa: il testo dal linguaggio teso fra  sboccato e lirico, narrazione sospesa fra realtà e fumetto, fra ricordi e azione, fra quotidianità e assurdo… Il tutto a sua volta accompagnato da un’ulteriore colonna sonora che l’autore stesso ci suggerisce, fatta di brani tanto reali quanto immaginari (dai B52 a Las Sobrinas, The creature of the black lagoon, dal testo trasparente come una tela di ragno). In questa atmosfera magmatica, onirica, il lettore viene risucchiato in un vortice di possibilità: cosa faccio, leggo prima il testo o guardo prima la strip e la musica va ascoltata durante, prima o dopo la lettura? E cosa dicono le parole della musica - che chi fa attenzione riconoscerà come versi di Frasca già editi in Lime (Einaudi, 1995). In fondo si potrebbe pure ballare - sobriamente, con minimi scivolamenti del corpo a destra e sinistra come per cullarsi o entrare in trance...

Ma è Dalisi che interpreta Frasca o Frasca che interpreta Dalisi? Il “lettore strabico” scopre presto che parola e disegno non sono complementari ma si integrano al tal punto che a chi - come me - non ha letto la prima versione, non illustrata, del libro riesce difficile immaginare uno Spirit solo parola (alito di vento/spirito appunto) senza i suoi occhi strabuzzati dietro la mascherina e il corpo senz’ossa, riverso in posizioni improbabili.

Illustrazione di Luca Dalisi per il Fermo Volere (p. 22)Purtroppo non ho potuto confrontare l’attuale versione con le due precedenti, quella dell’87 e quella in e-book disponibile in rete fino al marzo 2003 sul sito Apri la pagina collegata www.lettoricreativi.com … mea culpa! Tuttavia, vagando nella rete ho trovato un paio di brani della versione originaria del 1987 e, pur nella limitatezza del confronto, ho notato alcuni cambiamenti significativi: uno è la professione di Daniele Beretta (italianizzazione di Daniel Colt) che era bibliotecario ed è diventato archivista della Fondazione Will Eisner (dove evidentemente ha contratto il “morbo”), dunque ancor più sommerso dalle carte e distaccato dal flusso della vita reale - almeno nell’immaginario comune; l’altro è il cognome della bella Moira che nella versione attuale si chiama Mori, mitigando la chiara allusione sessuale dell’originario (gimme) More, ma creandone una più attinente al risvolto finale della vicenda: si noti in particolare l’aspetto deponente in cui si può leggere quel mori

Il nome Moira è poi etimologicamente “fatale”: la terribile, imperscrutabile Moira greca, il cui equivalente latino, le Parche, ha non poco in comune con il personaggio,  il sottilissimo filo della vita dell’uomo che possono spezzare a loro piacimento e l’implacabile, unico occhio che somiglia tanto a quell’unico occhio allungato, immenso, nero che perseguita Spirit e finirà per catturarlo.

Anche altri personaggi hanno nomi che danno da pensare: il  sardonico e crudele Saro Buono che poi diventa Sar(ò) Cosa, Sar(ò) Franco (che la dice più lunga di quanto non sembri considerando che siamo nella Spagna della seconda metà degli anni ’80), il mortifero professor Vitaliano Mori padre di Moira, psichiatra psicopatico e paralitico, la cui bizzarra teoria sottende e guida l’intera storia, o l’antipatica signorina Sgarberi. Altri nomi sono trasposti, con un certo sarcasmo, dal fumetto americano:  la romagnola Civitacentri, una Central City che però del giustiziere mascherato non sa che farsene, affidandogli al massimo “storia di corna, alimenti e litigi condominiali” (p. 143), il sanguigno commissario Dowland- Dolano  e la sdolcinata Ellen-Elena che hanno lo stesso spessore cartaceo dei loro nomi.

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Nell'immagine:
Illustrazione di Luca Dalisi per il Fermo Volere (p. 22)


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